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Psicologia e sport, quando l’unione fa la forza

“Per ogni individuo lo sport è una possibile fonte di miglioramento interiore”.

Vi do il benvenuto con questa frase di Pierre De Coubertin perché ben riassume lo spirito che ho sempre respirato, nei momenti di allenamento e di gara, all’interno della FIAM.

Quante volte all’alba di una giornata di gara abbiamo sentito dire, o abbiamo detto, “quello non ci sta con la testa!” oppure “oggi non è giornata!”?. Probabilmente molte volte.

Quali azioni hanno fatto seguito ad una giornata di gara dove tutto l’allenamento è sembrato svanire?

Chiunque abbia vissuto direttamente o di riflesso una difficoltà nel portare sul tatami di gara tutto quello che la pratica, la ripetizione, la determinazione sembrava appartenergli in palestra avrà fatto i conti con un vissuto da gestire, emotivo e di confronto che ha portato ad interrogarsi sul perché o sul dove si è rotto qualcosa, sul perché non è andata.

E poi a continuare, a iniziare nuovamente, ad insistere più o meno forte di prima sulle proprie capacità.

Questo è uno dei tanti argomenti sui quali si aprono riflessioni interessanti che faremo insieme nel corso degli articoli.

L’intento di questo primo scritto è fornire un’introduzione conoscitiva delle diverse potenzialità e ricchezze di un lavoro congiunto con la psicologia applicata allo sport, perché com’è buona norma quando qualcuno è nuovo è bene che si presenti.

Per prima cosa vorrei collocare nello spazio e nel tempo il momento in cui la psicologia, almeno in Italia, ha mosso i primi passi nel panorama sportivo.

Nel 1913 lo stesso De Coubertin organizzò a Losanna un convegno internazionale dedicato agli aspetti psicologici e psicofisiologici della pratica sportiva e nell’aprile del 1965, si teneva a Roma il primo congresso mondiale di psicologia dello sport, un evento fortemente voluto da Ferruccio Antonelli, professore e figura cardine nella diffusione della psicologia dello sport in Italia e nel mondo.

La psicologia e lo sport: due elementi che accompagnano da sempre l’uomo pur avendo seguito, per molto tempo, due tracciati apparentemente distinti.

In un’ottica di integrazione e di mantenimento delle diverse identità professionali che ruotano attorno alla preparazione atletica, dettate dalla competenza specifica di ogni componente del team tecnico, lo psicologo dello sport interagisce e collabora, in linea con lo staff tecnico e dirigenziale, in diverse aree.

Nell’avviamento allo sport al fine di includere, nella ricerca del talento, anche le caratteristiche meno visibili, quelle cognitive specifiche per la disciplina sportiva praticata. Nell’orientamento allo sport per identificare, in base alle potenzialità del bambino, quale sia la disciplina più adatta. Nello svolgimento di attività preventive rispetto al fenomeno dell’abbandono sportivo e nelle dinamiche con i genitori, rivestendo le famiglie una risorsa preziosa e delicata al tempo stesso lungo il cammino che ci si appresta a vivere insieme.

Nel settore giovanile per supportare la committenza nell’indagine sulle attitudini allo sport ed effettuare interventi di incremento della motivazione allo sport.

Nello sport di alto livello l’obiettivo dello psicologo è facilitare l’ottimizzazione della performance attraverso un lavoro articolato come la preparazione mentale, la gestione dello stress, la motivazione, la definizione degli obiettivi, al fine di supportare l’atleta nell’affrontare l’impegno agonistico, di allenamento e gara, in una condizione psicologica ottimale. Questo da un punto di vista sia individuale che di squadra. Non ultimo, il sostegno psicologico risulta utile anche in situazioni di rientro in campo dopo l’infortunio, nella preparazione al ritorno alle competizioni, spesso difficoltosa oltre che dolorosa.

Tante aree e possibilità di intervento per evitare che la psicologia continui ad essere considerata, erroneamente, solo come strumento di risoluzione di problemi ma che possa entrare nel quotidiano dalla porta della prevenzione e del benessere.

A fare davvero la differenza, in questo panorama variegato di competenze e figure che ruotano attorno allo sport come oggi è inteso, è la convinzione e la volontà dei singoli a voler effettivamente intraprendere un percorso insieme. Il tutto ha senso nel momento in cui si sceglie di investire il proprio tempo e le proprie risorse in un percorso che solo se condiviso può dare i suoi frutti, in accordo con le diversità di ruolo e le applicazioni pratiche che esse richiedono.

In un periodo storico complesso come il nostro si avverte, oggi più che mai, il bisogno di integrare competenze diverse per proporre qualcosa di unico, che possa soddisfare le richieste di chi, con passione e fiducia, affida il proprio tempo e la propria crescita allo sport.

L’unione fa la forza, nulla viene tolto semmai viene arricchito dai molteplici lavori che tecnici, atleti e psicologi sono chiamati a fare per quello che gli compete.

In sintonia con l’atmosfera che si respira in qualsiasi evento targato FIAM, dove tutta l’esperienza di chi ha scritto la storia di questo sport si incontra con la freschezza di un futuro ancora da scrivere, sono volutamente partita dalle radici perché ogni storia inizia sempre “da un certo punto”…

Ti saluto con uno spunto di riflessione… Rispetto al tuo ruolo e ripercorrendo la tua esperienza, cosa faresti in maniera diversa nella pratica quotidiana?

Dott.ssa Francesca Giambalvo – Psicologa, consulente in psicologia dello sport