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Cosa resta del focus – parte II

Come spostare il focus della tua attenzione in maniera efficace?

Nell’ultimo articolo abbiamo visto come la focalizzazione sia un’attività che precede la prestazione, attraverso la quale ti prepari a eseguire l’azione. Negli sport Closed Skills, come il Kata, l’ambiente è stabile e l’esecuzione della propria prestazione segue una certa linearità, è quindi necessario mantenere la concentrazione. Negli sport Open Skills, come il Kumite, dove la variabilità ambientale è elevata perché fortemente dipendente dalle azioni dell’avversario, è richiesta una capacità di analisi globale e rapida dei cambiamenti nel campo visivo. In particolare, la continua interazione tra ciò che accade e le azioni di risposta è costituita da schemi ciclici piuttosto brevi dove l’informazione acquisita dall’ambiente indirizza, in tempo reale, l’esecuzione.

Allenarsi mentalmente aiuta ad acquisire e sviluppare le capacità di concentrazione per essere efficace rispetto alle azioni e alle circostanze di gara.

Lo stile attentivo che consideri più adatto, quello cioè che in una frazione di millisecondi “selezioni” per dare seguito all’azione, è determinato dal mix di due dimensioni: l’ampiezza, intesa come quantità d’informazioni da considerare (ampia o ristretta) e la direzione (interna, se rivolta ai pensieri, o esterna, se rivolta a ciò che accade sul tatami, come le azioni di gioco o le indicazioni del coach).

Nideffer, 1976. Riadattamento del modello dello stile attentivo.

Durante un incontro di kumite è necessario imparare a spostare il focus in funzione dell’azione di gioco. È improbabile, infatti, che un incontro si stabilizzi su un focus solo ampio/esterno o esterno/ristretto e rimanga invariato per tutto il tempo. Lo spostamento di focus è quindi necessario e dipendente dalle singole richieste. E, certamente, è un’azione che già operi in maniera automatica e istintiva.

Qual è dunque la novità? Bhè, le novità sono almeno 3:

  1. la conoscenza dei meccanismi attentivi;
  2. allenare la capacità di “scansione” dell’ambiente, sulla base di “scarto cosa non serve e seleziono ciò che conta”;
  3. (con il conseguente) aumento della velocità di esecuzione e della precisione.

Per fare questo occorre partire dalle caratteristiche della disciplina per individuare i segnali rilevanti e sapere dove dirottare l’attenzione, così come occorre riconoscere i segnali irrilevanti per sapere cosa ignorare.

Oggi ti saluto con due griglie per iniziare ad allenarti anche con la mente. Ho compilato solo una riga per fornirti un esempio. Le potrai riempire in base alla disciplina che pratichi e potrai aggiungere tutte le righe che vuoi.

Per qualsiasi domanda non esitare a contattarmi!

Buon lavoro e buone feste!

Kata

 Kumite

Dott.ssa Francesca Giambalvo

Psicologa, consulente in Psicologia dello sport

 

Riferimenti

Baldassi S. “Meccanismi percettivi ed attenzionali alla base della prestazione agonistica”. Sportivamente. Temi di psicologia dello sport (2011).

Butler R. J. “Concentrarsi”. Psicologia e attività sportiva. Guida pratica per migliorare la prestazione (1998).